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venerdì 7 dicembre 2012

Il brigante Ajello era solo un campicello

di Maria Maddalena Nappi
in Il Meridiano, anno XI - n. 2/106, 29 febbraio 2004, p. 19

Quando si perde la memoria storica si falsifica la realtà e con la fantasia si cerca di colmare il vuoto della memoria. Una tale operazione facevano i nostri nonni e il toponimo Ajello, che a Palma dà il nome al Vallone che da Castello precipita fino alla Toppa di Ajello, diventava il nome di un terribile brigante che per tutta la vita, nascosto nel Bosco di Palma, si era macchiato di gravi nefandezze, imperversando tragicamente sul territorio da lasciare una traccia indelebile nella storia locale con il toponimo dato al vallone, dove era stato seppellito dai componenti della sua banda. Dopo la sua morte le imprese erano aumentate e si favoleggiava su particolari episodi, sulle ricchezze depredate, per cui i contadini vivevano nella speranza di scoprire il tesoro del brigante, quanto zappavano i vigneti lungo i pendii della collina. Talvolta nel rivoltare le zolle della generosa montagna, saltava fuori qualche moneta ossidata e storta che li faceva illudere di essersi imbattuti nella traccia del tesoro. Poi scoprivano che la moneta era solo una patacca, ma se erano fortunati si ritrovavano tra le mani una moneta romana, che non erano neanche in grado di valorizzare e continuavano l'affannosa ricerca del tesoro del brigante, o meglio la rimandavano alla zappatura dell'anno seguente.
I briganti nel nostro territorio non sono mancati, ma di certo il brigante Ajello è solo la volgarizzazione di agellus latino, diminutivo di ager, affine all'altro toponimo Jerola, a testimonianza della preesistenza romana, come anche il toponimo di Vico, che rimanda a vicus latino, cioè villaggio. Il toponimo Ajello è attestato anche in altre regioni: Aielli, località della Marsica in provincia dell'Aquila, Aiello Calabro, in provincia di Cosenza, Aiello del Friuli, in quella di Udine, Aiello del Sabato in provincia di Avellino. Per Jerola rimandiamo alla città di Agerola sui monti Lattari. Anche Agerola, e quindi Jerola, pare derivato dal latino ager con suffisso ula, oppure per la formazione al femminile è probabile una concorrenza di area, dato che non mancano esempi lessicali di confusione tra esiti di area e di ager.
Quindi, tanto Jerola quanto Ajello rimandano al lavoro dei campi ed in particolare a piccoli appezzamenti strappati alla montagna con la tecnica del terrazzamento, tipica dei luoghi collinari, come i nostri Ajello e Jerola. I muri a secco, ormai in disuso, erano una tecnica molto praticata nel passato e consentivano la coltivazione della vite e dell'ulivo sulle pareti della collina palmese, illuminata dai raggi del sole fino al tramonto, garanzia non solo di ottima produzione, ma anche difesa del territorio contro frane e alluvioni.
In una pergamena del 15 aprile 1301, conservata nell'Archivio dell'Abbazia di Montevergine (XCVIII, 4), il signor Egidio de Mustarola, signore di Palma, destina ad una cappella fatta costruire in Montevergine, i censi di alcuni beni tra cui un oliveto nel luogo detto Pendio di Agello. Il documento pubblicato recentemente su questa pagina da Felice Marciano testimonia che nel Trecento persisteva il toponimo arcaico Agello; in seguito la gutturale intervocalica si è trasformata nella semiconsonantica, con esito in Ajello. Ora il vallone di Ajello non fa più paura: il brigante Ajello era solo un campicello.

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