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sabato 5 aprile 2014

La chiesa di san Felice nella Terra di Palma

di Maria Maddalena Nappi
in In Dialogo. Mensile della Chiesa di Nola, anno XXIX, n. 2, febbraio 2014, pp. 24-25

Accolgo volentieri l’invito della Curia di Nola a pubblicare alcuni appunti di studio su una chiesa dedicata a san Felice, nel luogo che a Palma ne ricorda la presenza nel toponimo San Felice. La ricerca è ancora in nuce, perché essendosi perduta la testimonianza archeologica della chiesa, siamo risaliti alla sua esistenza attraverso documenti d’archivio. La relazione, che qui segue, si raccorda  alle indagini sulla domus ecclesiae  della cappella del duomo di Nola, condotte dalla dott.ssa Antonia Solpietro e dall’archeologo Nicola Castaldo ed agli studi sulle passiones di San Felice da parte del prof. Edoardo D’angelo del Suor Orsola Benincasa, che riferisce di una passio, dove si indica Palma, come luogo del martirio.

giovedì 20 dicembre 2012

Tuoro, tirone, torone, turiello

di Maria Maddalena Nappi
in Passaparola, Anno IV, n. 19, marzo 2011, p. 6

In attesa della prossima pubblicazione dei toponimi dei luoghi della Terra di Palma, anticipiamo la spiegazione di un toponimo frequente a Palma in diverse forme, oltre che in tutta Italia e anche all'estero. Perciò mentre per altre interpretazioni ci siamo arrischiate in ipotesi nuove e nate sul campo, per questo toponimo ci suffragano numerose ricerche di accreditati studiosi e glottologi, nello specifico lo studio di Gaetano Barbarulo, pubblicato, nel 1996, in Archivio Storico per le Province Napoletane, edito della Società Napoletana di Storia Patria. I termini tuoro, toro, etc... sono riconducibili al latino torus/i, che già in età classica, aveva assunto il significato di altura, colle, inteso ora come monticello isolato, ora altura tondeggiante, ora rocca. E questi significati calzano bene ai luoghi palmesi designati in questo modo.

martedì 18 dicembre 2012

Località Pirucchi: o meglio prope ductum?

di Maria Maddalena Nappi
in Passaparola, Anno III, n. 15, maggio 2010, p. 6

Nello studio di Toponomastica che è di prossima pubblicazione, in collaborazione con altri studiosi, mi sono imbattuta nel termine Pirucchi, che denomina una località posta tra Ponte Tirone e Valle. Il toponimo, riportato nella Carta dell'Istituto Geografico Militare, di solito in altri luoghi viene messo per metafora in rapporto all'allevamento degli ovini e del bestiame  in genere e richiama immediatamente i fastidiosi insetti che infestano le capigliature. Il luogo a Palma, designato con tale nome, corrisponde ad un territorio, leggermente sopraelevato, nelle vicinanze dei resti dell'Acquedotto Augusteo, in un punto in cui il condotto subisce una diramazione. Di conseguenza tutto il territorio è caratterizzato da reperti architettonici che risalgono al periodo romano. E dal momento che il luogo sia per la conformazione fisica, sia per la produzione agricola tipica della nostra terra, esclude la presenza di allevamenti di bestiame permanenti, propongo una lectio difficilior del toponimo, che richiama le emergenze archeologiche del luogo, confortato dall'analogia con altri toponimi che presentano il suffisso icchio, collegato alla presenza d'acqua in cunicoli.

lunedì 17 dicembre 2012

Te nà portà 'a preta chiatta

di Luigi Sorrentino
in Passaparola, Anno III, n. 15, maggio 2010, p. 3

Te nà portà 'a preta chiatta. Il detto che in italiano suona ti devono portare sulla pietra piatta è limitato alla nostra cittadina e finora non era stato interpretato correttamente, perché la pietra chiatta era intesa come un luogo utilizzato per l'esecuzione di condanne a morte.
Adesso con la lettura di documenti d'archivio possiamo dare una spiegazione più attendibile. La vicenda che ci ha permesso di venire a capo inizia nel 1874, quando l'amministrazione comunale del tempo decise di costruire Fuori dell'abitato una grotta per la conservazione della carne, come era già avvenuto per il macello.
Era stata la protesta dei cittadini e le nuove norme igieniche di salute pubblica a rendere necessario tale spostamento, dal momento che il macello con le relative grotte per la conservazione delle carni era ubicato alle spalle dell'edificio comunale.

venerdì 7 dicembre 2012

Il brigante Ajello era solo un campicello

di Maria Maddalena Nappi
in Il Meridiano, anno XI - n. 2/106, 29 febbraio 2004, p. 19

Quando si perde la memoria storica si falsifica la realtà e con la fantasia si cerca di colmare il vuoto della memoria. Una tale operazione facevano i nostri nonni e il toponimo Ajello, che a Palma dà il nome al Vallone che da Castello precipita fino alla Toppa di Ajello, diventava il nome di un terribile brigante che per tutta la vita, nascosto nel Bosco di Palma, si era macchiato di gravi nefandezze, imperversando tragicamente sul territorio da lasciare una traccia indelebile nella storia locale con il toponimo dato al vallone, dove era stato seppellito dai componenti della sua banda. Dopo la sua morte le imprese erano aumentate e si favoleggiava su particolari episodi, sulle ricchezze depredate, per cui i contadini vivevano nella speranza di scoprire il tesoro del brigante, quanto zappavano i vigneti lungo i pendii della collina. Talvolta nel rivoltare le zolle della generosa montagna, saltava fuori qualche moneta ossidata e storta che li faceva illudere di essersi imbattuti nella traccia del tesoro. Poi scoprivano che la moneta era solo una patacca, ma se erano fortunati si ritrovavano tra le mani una moneta romana, che non erano neanche in grado di valorizzare e continuavano l'affannosa ricerca del tesoro del brigante, o meglio la rimandavano alla zappatura dell'anno seguente.
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