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sabato 5 aprile 2014

Il Monte di Pietà della Terra di Palma

Autore: Maria Maddalena Nappi
anno:     Aprile 2012
editore: Gruppo Archeologico
                   Terra di Palma
luogo:   Domicella
tipologia: libro
dimensioni: 15x20,9
pagine:  56
disponibilità/prezzo: a richiesta

giovedì 5 dicembre 2013

La storia del Convento di Santa Croce

di Miriam De Giulio
articolo pubblicato sul periodico locale Passaparola, Anno II, n. 14, dicembre 2009

Il convento di Santa Croce oggi
- Palma Campania
Nella suggestiva cornice del convento di Santa Croce, la presentazione del restauro dell'affresco di San Guglielmo, che abbellisce una nicchia sul lato sinistro dell'ingresso del convento, si è trasformata in un'occasione per ripercorrere la storia dei virginiani sul nostro territorio. La relatrice Angela Sorrentino ha in modo eloquente dissertato sull'argomento, affascinando il colto pubblico, che è stato premiato per aver dedicato una domenica alla cultura. L'apertura del convento ha consentito agli intervenuti di fruire di una struttura che merita di essere valorizzata e tutelata come bene culturale e degnamente restaurata, per preservare un bene unico della nostra terra.

lunedì 17 dicembre 2012

Te nà portà 'a preta chiatta

di Luigi Sorrentino
in Passaparola, Anno III, n. 15, maggio 2010, p. 3

Te nà portà 'a preta chiatta. Il detto che in italiano suona ti devono portare sulla pietra piatta è limitato alla nostra cittadina e finora non era stato interpretato correttamente, perché la pietra chiatta era intesa come un luogo utilizzato per l'esecuzione di condanne a morte.
Adesso con la lettura di documenti d'archivio possiamo dare una spiegazione più attendibile. La vicenda che ci ha permesso di venire a capo inizia nel 1874, quando l'amministrazione comunale del tempo decise di costruire Fuori dell'abitato una grotta per la conservazione della carne, come era già avvenuto per il macello.
Era stata la protesta dei cittadini e le nuove norme igieniche di salute pubblica a rendere necessario tale spostamento, dal momento che il macello con le relative grotte per la conservazione delle carni era ubicato alle spalle dell'edificio comunale.

domenica 16 dicembre 2012

Sarno nell'apprezzo del 1651

di Luigi Sorrentino
in Il Meridiano, Anno XII, n. 2/117, 27 febbraio 2005, p.23

È stato pubblicato, edito dal Centro Studi Storici HISTRICANUM, un nuovo saggio storico sul Comune di Sarno contenente l'Apprezzo dell'omonimo feudo eseguito dal regio tavolario Antonio Tango nel 1650. 
Il testo è stato curato dai noti studiosi Pasquale Marciano, Angelandrea Casale, Vincenzo Amorosi e Felice Marciano.
Tra l'altro in esso vengono elencati sia l'originaria estensione che i confini della città, quasi gli stessi degli attuali: tiene Territorio di Levante a Ponente miglia otto incirca, et da mezzo giorno a Settentrione miglia 5.
Ci troviamo di fronte ad un documento storico di notevole importanza che fotografa la situazione della Contea di Sarno al 1651 e diventa fonte di consultazione per lo studio del territorio e del suo divenire nel corso dei secoli successivi.

sabato 15 dicembre 2012

San Biagio, protettore di Palma, e il Monte dei Poveri

di Maria Maddalena Nappi
in Il Meridiano, Anno XII, n. 1/116, 30 gennaio 2005, p. 23

Partenza della processione di san Biagio
 a Palma Campania
Il tre febbraio nella liturgia ecclesiastica si festeggia san Biagio. Per Palma la festività liturgica ha un profondo valore antropologico, perché la celebrazione del santo coincide con quello del patrono e protettore del paese, festeggiato dalla popolazione con fede e devozione da secoli. Nel XVII secolo, il giorno di san Biagio era occasione di una altro momento di gioia e di festa, perché nella chiesa del SS. Rosario e Corpo di Cristo si sorteggiava la fanciulla povera destinata a godere dei dieci ducati per il maritaggio, offerti dal Monte di Pietà della Terra di Palma, secondo la volontà della sua fondatrice, donna Vittoria della Tolfa, moglie del marchese Scipione Pignatelli di Lauro.

Vincenzo Russo. Sintesi biografica

di Luigi Sorrentino
in Il Meridiano, Anno X, n. 10/103, 30 novembre 2003, p. 5

Vincenzo Russo, ideologo e martire della Repubblica Napoletana, nasce a Palma il 16 giugno 1770, nella casa ancora attualmente ubicata al civico 11 di via Vicoletto Russo. All'età di otto anni inizia a frequentare gli studi superiori presso il Seminario Vescovile di Nola. All'età di tredici anni, si trasferisce a Napoli con il fratello Giuseppe per attendere agli studi giuridici. Accanto al diritto non trascura studi scientifici, dalla medicina alla biologia alla chimica. Conseguita la laurea in giurisprudenza inizia a svolgere brillantemente la carriera di avvocato. La Rivoluzione francese, con lo scoppio di idee e di energie che si propagano in tutta Europa, segna una data decisiva nella vita di Russo e di tanti altri giovani intellettuali napoletani. Vincenzo partecipa all'attività rivoluzionaria fondando assieme ad altri cospiratori il Club Rivoluzionario Centrale, ma a seguito di una delazione, tutti i cospiratori sono tratti in arresto o sottoposti a duri interrogatori dalla polizia borbonica nel 1794.

sabato 8 dicembre 2012

Il mecenatismo del duca di Palma

di Maria Maddalena Nappi
in Il Meridiano, Anno XI, n. 9/113, 31 ottobre 2004, p.21

Chiesa di san Michele Arcangelo -
Palma Campania (Na)
Il testo sulla Chiesa di San Michele Arcangelo di Palma Campania, pubblicato dal locale Liceo Rosmini nel 1999, descriveva l'interno della chiesa con tutte le suppellettili. Della maggior parte delle opere non si conosceva gli autori. Oggi, una ricerca presso la Fondazione dell'Archivio del Banco di Napoli ci ha consentito l'attribuzione di alcune opere e l'individuazione del committente. Nel marzo del 1696, il duca di Palma, don Nicola di Bologna, senior, commissiona allo scultore Giovanni de Santis, tre statue lignee per la chiesa parrocchiale di san Michele Arcangelo. La caparra di tre ducati è consegnata all'artista il 15 marzo dal segretario del duca Nicola Pellegrino. La statua di san Michele doveva essere intera, mentre quella dei gloriosi sant'Agostino e san Liborio dovevano essere a mezzo busto, alla romana.

venerdì 7 dicembre 2012

L'eruzione vesuviana del 1794

di Luigi Sorrentino
in Il Meridiano, anno XI - n. 9/113, 31 ottobre 2004, p.21



A dì dodici giugno 1794
Fu il terremoto all'ore tre ed un terzo di notte e durò più di tre minuti. Verso l'ore quattordici replicò e durò circa due minuti, e la sera ritornò a riplicare e durò un minuto.
Il dì tredici detto.
Il Vesuvio di Somma eruttò fuoco per l'aria, ed il martedì matino verso l'ora nova di   giorno uscurò l'aria, che era peggio della notte, e durò sino al mercoldì ed eruttò cenere e rapillo, e si fecero moltissime Processioni di penitenza, con cacciare le statue di San Biagio, San Sebastiano, l'Addolorata ed il Santissimo Sagramento per tutta la Terra di Palma, e si portarono passeggiando nella chiesa (principale) di detta Terra, in dove si possa predicare il Padre Andrea da Palma, quale eruttazione durò fino al giovedì, questo l'ho fatto per ricordo.
A di 15,16,19,20 detto e durano fino a 28 detto.
Alluvioni d'acqua che spianò li territorij d'Ottajano e S. Giuseppe e finirono a Piano di Palma, e l'intiera Massaria de Signori fratelli Casalino, (...) tutte le puzze d'acqua, tutte sotterrate che mangarono la acqua e quello che non fù atterrato cammina l'acqua come la strada da Maccaruni per causa della discesa. La lava che veniva da Ottajano era da circa palmi venti di aldezza e la sua grandezza non si potette misurare, che allagò tutto lo spazio di San Gennaro ed arrivò sino ad una scampia della Santissima in Palma che si menò sotto tutti i canapi e sotto la detta i melloni e granodindia e piante.
La lava del Vallone d'Ajello correva di aldezza palmi trentadue e de larghezza palmi ventidue che allagò tutti i territorij convicini e allacò l'intiero fiume che per spurgarlo si fece l'appalto di diciesettemila docati.
La lava da Carbonara menò palmi sessandauno di aldezza e palmi trentuno di grandezza che sotterrò la maggior parte delle case e tutti i territori delli Carpinielli.
La lava di Somma atterrò la Piazzolla e tutti i Vetrari ed il Piano ed arrivò alla massaria dei Signori Menechini, ed al Pantano del Piano vicino la terra di Don Aniello delli Frangi, ed i danni che cagionò non si può riconoscere; e le botteghe nella Piazza delli Ferrari sino a S. Felice furono tutte allagate che si stavano da circa palmi sei di lava dentro e perdettero quasi tutto quello che ci stava dentro e menò pietre, alcune di smisurata grossezza, che non si possero levare.
Notar Giacinto Pollieri hà scritto questo per memoria di chi viene appresso acciò non si pongano a timore.


Nell'Archivio Storico di Caserta, sempre alla ricerca di documenti antichi utili alla conoscenza storica del nostro territorio, nel visionare gli atti del Notaio Giacinto Pollieri ho scoperto all'inizio del repertorio del 1794 le pagine su trascritte.

venerdì 14 settembre 2012

Il periodo della Repubblica Napoletana nella Terra di Palma

di Maria Maddalena Nappi

Premessa

La seconda metà del Settecento costituisce il periodo nel quale si gettano le basi del mondo contemporaneo, grazie alla diffusione del movimento illuministico che penetra in tutti i campi dell’attività intellettuale, influenza la vita politica, incide sui comportamenti culturali e sul costume. Gli illuministi valorizzano al massimo la ragione e, guidati dai lumi della ragione, affrontano ogni problema, rifiutando tutto ciò che nella realtà storica è fondato su tradizioni, superstizioni, autorità e privilegi. Gli illuministi non si limitano a contestare le istituzioni e i valori dell’ancien régime, ma propongono anche un nuovo tipo, un nuovo modello di uomo, che si caratterizza per la costante laboriosità, intraprendenza, abitudine a contare sulle proprie forze e sul proprio lavoro. Le idee illuministiche coincidono con le aspirazioni della classe borghese che specialmente in Francia ha raggiunto un notevole potere economico, ma non partecipa alla gestione dello Stato, dal momento che solo la nobiltà e il clero detengono cariche pubbliche e privilegi. E proprio in Francia il connubio tra il movimento illuministico e le aspirazioni della classe borghese emergente daranno vita alla Rivoluzione.

venerdì 13 luglio 2012

Palazzo Aragonese di Palma Campania

di Luigi Sorrentino

Palazzo Aragonese, Palma 
Campania (Na) -
Illustrazione su cartolina 
dell'inizio '900
delle mura perimetrali del giardino


Le vicende del Palazzo Ducale, più noto come Aragonese, sono legate alla storia del feudo di Palma, perché l'edificio fu la sede dei feudatari che si avvicendarono nel corso dei secoli, a partire dalla fine del XV secolo. Non si conosce ancora l’origine del feudo della Terra di Palma. Probabilmente con il dominio Longobardo l’intero territorio, come semplice casale o gastaldato, fu incluso nella Contea di Sarno. 
Palazzo Aragonese, 
Palma Campania (Na)
 - Facciata com'era alla fine del '900
Successivamente la Contea di Sarno fu divisa in più feudi: la Terra di Palma fu elevata a Baronia e la residenza del Barone fu stabilita nel Castello costruito sulla collina, mentre il territorio baronale comprendeva ulteriori suffeudi: Pozzorummolo, Montetto e Schiappone, Durazzano, Lucignani. L’unico documento storico che attesta l’autonomia amministrativa del feudo di Palma in quel periodo è la Bolla con cui nell’anno 1066 Alfano I, arcivescovo di Salerno, durante il pontificato di Alessandro II, istituisce la Diocesi Vescovile di Sarno. Tale Diocesi comprendeva il territorio che dal golfo di Stabia e lungo il fiume Sarno si estendeva verso S. Valentino Torio fino alla chiesa di S. Michele Arcangelo, ai piedi del monte Locolano, e per le balze di questo monte sino a Palma (Palmam) con le sue pertinenze e Striano (Istricanum) e, sfiorando la base del Vesuvio, fino al mare. Le ricerche storiche eseguite fino ad oggi non ci consentono di conoscere i nomi dei feudatari longobardi che hanno amministrato il territorio fino alla venuta dei Normanni. Di certo si sa che dal 1175 la Baronia della Terra di Palma fu affidata ad un cavaliere normanno di nome Rinaldo, già barone della Terra di Castiglione in Calabria, e passò poi a suo figlio Riccardo, sotto il regno di Federico II di Svevia; con Carlo I d'Angiò il feudo passò a Filippo de Mostarolo, gran maresciallo dell'esercito angioino e nel 1313 fu incamerato nei beni della regina Sancia, moglie di Roberto d'Angiò. Dal 1365 fu retto da Gaetano Picchillo e poi dal marchese Marcantonio Sant'Angelo, il quale nel 1427 lo cedeva al conte Raimondo Orsini, in cambio dei castelli di Nettuno e di Asturi. Il feudo rimase proprietà della famiglia Orsini fino al 1529, allorché Enrico, accusato di lesa maestà da Filippo d'Orange, fu privato di tutti i beni. La decadenza del castello baronale edificato sulla collina iniziò con il regno aragonese.  In questo periodo i castelli persero la loro funzione di luoghi di estrema difesa e ad essi si sostituirono gli edifici di delizia, ricchi di sale e numerose logge, come il Palazzo Ducale,  edificato ai piedi della collina, e fatto costruire verso la fine del XV secolo da Raimondo Orsini, conte di Nola, per ordine di Alfonso I d'Aragona, che scelse il Piano di Palma per la caccia col falcone.  In seguito alla partecipazione degli Orsini alla rivolta dei Baroni, l'edificio fu requisito dalla Regia Corte e messo in vendita.
Palazzo Aragonese, 
Palma Campania (Na)
 - Cortile interno con veduta verso 
le ex Scuderie
Acquistato il 17 giugno 1529 da Giacomo Della Tolfa, conte di San Valentino, passò in dote a sua figlia, donna Vittoria, che sposò il marchese di Lauro, Scipione Pignatelli.  Il figlio Camillo a causa dei debiti lo vendette alla principessa Maria di Cariati. Fu acquistato poi da un rappresentante della borghesia emergente del tribunale di Napoli Massimino Passaro e dal 1663 divenne feudo della nobile famiglia napoletana dei Di Bologna, titolare di un seggio nel Sedile di Nido, il Parlamento dei nobili napoletani. Nicola di Bologna, divenuto Duca di Palma, tenne il feudo dal 1663 al 1725, quando lo ereditò prima l'omonimo nipote Nicola e poi, alla morte di costui, il fratello Ascanio, che moriva senza eredi.
Da allora iniziò una lotta in famiglia per la successione tra la moglie di Ascanio, Maria Loffredo, e il nipote, per linea femminile, Gennaro Caracciolo (figlio di Pasquale Caracciolo, Principe di Marano e nipote di Don Fulvio Gennaro Caracciolo e Donna Maria Ippolita di Bologna). Alla fine il feudo fu acquisito dal Caracciolo che, per motivi di indebitamento, lo vendette a Giacomo Saluzzo, duca di Corigliano e da questi passò ai baroni Compagna. L’ultima erede dei Compagna è ancora oggi proprietaria di due ampi saloni a primo piano e sovrastanti sottotetti di copertura, beni che ha cercato di vendere in diverse occasioni al Comune di Palma Campania.
Palazzo Aragonese,
Palma Campania (Na)
 - Facciata interna al cortile
Il palazzo conobbe un periodo di grande splendore con i Della Tolfa, che dopo l’acquisto del 1551 passarono ad ampliarlo e ad abbellirlo con importanti opere d’arte, come il mirabile impiantito (pavimento maiolicato con mattonelle polimorfe realizzate in loco) creato da Mastro Pietro da Aversa, e gli otto medaglioni in ceramica maiolicata invetriata di produzione napoletana, ma influenzati dall’arte fiorentina dei della Robbia, minuziosamente descritti dal Nappi nel 1938, quando erano ancora incastonati in bella mostra nelle pareti del palazzo.
Tutti gli altri feudatari che si susseguirono nella proprietà investirono notevoli risorse nel restauro e nell’abbellimento del monumento. In particolare il Duca Nicola di Bologna investì molte centinaia di ducati per la ristrutturazione dell'edificio, abbellendolo con tele e dipinti, opera di numerosi artisti napoletani (a questo periodo risalgono gli affreschi ancora presenti nei locali adibiti ad erario e posti sulla destra, all’ingresso del Palazzo). Sistemò anche il giardino e lo arricchì di vasi e di siepi di bosso. L’edificio, nonostante sia sotto la tutela della L.1909 n.364 e sia stato dichiarato monumento nazionale, attende ancora un restauro che lo riporti al suo originario aspetto. La facciata principale è scandita da tre ordini di apertura tardo cinquecenteschi nel disegno e nel rapporto dimensionale. Al centro dell'edificio, il portone di entrata è costituito da una semplice cornice di piperno, sormontata al centro dallo stemma, in marmo bianco, della famiglia Caracciolo, raffigurante un leone rampante.
Palazzo Aragonese,
Palma Campania (Na) -
Stemma araldico della 
famiglia Compagna
Durante l’ultima guerra mondiale il palazzo fu occupato prima da militari tedeschi, poi dai militari dell’esercito alleato ed, infine, da famiglie di sfollati che avevano avuto le case distrutte dai bombardamenti. Dal cortile si accedeva una volta ad un grande giardino, che dopo la guerra fu venduto e sfruttato come area edificabile. Un secondo immenso giardino si estendeva davanti alla facciata principale del palazzo, come si riscontra dalla rivela (dichiarazione dei redditi dell’epoca) del Duca Nicola di Bologna nel Catasto Onciario del 1753. Grazie al Sindaco Biagio Sodano nei primi anni cinquanta buona parte di questo giardino fu espropriato e destinato a campo sportivo e mercato ortofrutticolo, sottraendolo così al sacco edilizio che si era realizzato nell’altro giardino alle spalle del palazzo. E’ certo che dal 1950 al 1970 il Palazzo Ducale ha rifornito con assiduità il mercato antiquario napoletano e nazionale. Si conservano presso collezionisti napoletani alcune pregiate maioliche di Mastro Pietro d'Aversa e il G. A. ha ricevuto una promessa di donazione di alcune di queste maioliche, non appena si avrà la disponibilità di una sede a fruizione pubblica per l’allestimento di un museo civico. Degli otto medaglioni a ceramica invetriata, solo recentemente è stato messo all’asta nel dicembre 2000 dalla Pandolfini di Firenze quello raffigurante un busto muliebre. Invano il G. A. con un esposto del 2 dicembre 2000 ha tentato di farne sospendere la vendita e con una successiva nota del 14 febbraio 2001 ha chiesto di verificare la legittimità delle notifiche ministeriali, sollecitandone anche l’esproprio o il diritto di prelazione. Ci si augura che dall’incontro di stasera possa prendere corpo l’idea dell’acquisizione al patrimonio pubblico del Palazzo Ducale di Palma Campania che rappresenta, nonostante i danni subiti, uno dei monumenti più significativi del periodo rinascimentale nel napoletano.

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martedì 19 giugno 2012

Apprezzo della Terra di Palma del 1631 (2006)


Autore: Maria Maddalena Nappi
anno:     2006
editore: Gruppo Archeologico Terra di Palma
tipologia: opuscolo/estratto
dimensioni: 16,6x23,8
pagine:  28
disponibilità/prezzo: contattare il gruppo


Estratto da: Atti del Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola, n. 30-31-32, Dicembre 2006 ISSN 0392-9884


Il palazzo ducale di Palma: lavori di fabbrica e di manutenzione (2003)


Autore: Luisa Aliperta,
               Maria Maddalena Nappi
anno:     2003
editore: Gruppo Archeologico Terra di Palma
tipologia: opuscolo/estratto
dimensioni: 16,3x23,9
pagine:  28
disponibilità/prezzo:  contattare il gruppo

Estratto da:
Quaderni dell'Archivio Storico dell'Istituto Banco di Napoli-Fondazione, 2002-2003, Napoli, 2003

Gli ordinamenti municipali della Terra di Palma nel XVI secolo (2003)

Autore:                                  Luigi Sorrentino
anno:                                      2003
editore:                                  Gruppo Archeologico Terra di Palma
tipologia:                              opuscolo/estratto
dimensioni:                        23,8x16,8
pagine:                                   38
disponibilità/prezzo:    contattare il gruppo


Estratto da: Atti del Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola, n. 28-29, Dicembre 2003 ISSN 0392-9884

Il Bosco di Palma. Pianta topografica del 1778 (2002)

Autore: Maria Maddalena Nappi
anno:     2002
editore: Gruppo Archeologico Terra di Palma
luogo:    Somma Vesuviana
tipologia: libro
dimensioni: 13,7x21
pagine:   71
disponibilità/prezzo: € 10,00

lunedì 18 giugno 2012

Io muoio libero e per la Repubblica (1999)


Autore: Luigi Sorrentino
anno:19 Novembre 1999
editore: Istituto Grafico Editoriale Italiano
           e Gruppo Archeologico Terra di Palma
luogo:   Somma Vesuviana
tipologia: libro
dimensioni: 16,4x23,9
pagine: 143
disponibilità/prezzo: € 10,00

Cronologia di Vincenzo Russo e le vicende del 1799 (1999)


Autore: Luigi Sorrentino
anno: 22 Gennaio 1999
editore: Gruppo Archeologico
                  Terra di Palma
luogo: Palma Campania
tipologia: libro
dimensioni: 20,8x29,6
pagine:  32
disponibilità/prezzo: contattare il gruppo

La Terra di Palma nel Catasto Onciario (1997)

Autore: Luigi Sorrentino
anno: 1997
editore: Gruppo Archeologico
                 Terra di Palma
luogo: Napoli
tipologia: libro
dimensioni: 16,9x24
pagine: 107
disponibilità/prezzo: € 10,00

Appunti sulla vita di Vincenzo Russo (1989)

L'agro palmese (1978)


Autore: Luigi Sorrentino
anno: Settembre 1978
luogo: Palma Campania
tipologia: opuscolo
dimensioni: 14,7x21,7
pagine: 21
disponibilità/prezzo: al momento non disponibile

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